VENEZIA E LA PESTE

Di peste, nel corso dei secoli, si è parlato e scritto senza soluzione di continuità. Grandissimi capolavori della letteratura la citano: Omero ci fa sapere che alla base della furia di Achille vi fu la cessione della sua schiava Briseide ad Agamennone, il quale aveva reso la propria Criseide al padre di lei, sacerdote di Apollo. Il dio, per forzare la mano ad Agamennone, aveva sparso il morbo tra i prìncipi, scoccando le sue frecce.

 

G.B. Tiepolo – “Briseide condotta nel campo di Agamennone” – Vicenza, Villa Valmarana ai Nani

 

Boccaccio ne fa un punto di partenza per parlare anche d’amore e di situazioni divertenti: un gruppo di giovani che vivono per un periodo isolati, e che ne approfittano per parlare tra di loro e scambiarsi esperienze. Come poi non pensare a Manzoni, che ci regala alcune tra le più belle pagine di amore materno.

 

Venezia soffre a più riprese di epidemie e mette in atto varie strategie per combatterle, non solo dal punto di vista medico ma anche da quello sociale. Durante la peste del 1348,  per esempio, ci si rende conto che troppi abiti a lutto inducevano ulteriore dolore senza servire a liberare le anime dei defunti: dunque, si proibisce l’abbigliamento nero o scuro a tutti, salvo alle donne sopra i 50 anni ed ai poveri che, ovviamente, non ne avevano altri. Pena forte ammenda, obbligo dunque di indossare abiti a colori vivaci , che potessero “inducere plenum gaudium atque festum”.

 

A. Palladio, Chiesa del Redentore, Venezia

 

Eppure l’arte e l’architettura, per ossimoro, prendono vita anche dal lutto e la loro bellezza ci solleva lo spirito. Il Redentore ed i santi taumaturghi della peste, San Rocco e San Sebastiano, vengono onorati con chiese, sculture, pitture. Come non citare le emblematiche parole del Boschini, nel suo libro “Carta del navegar pitoresco” del 1660, che all’epoca attribuisce a Jacopo Palma il Giovane un dipinto su questo tema, ora al museo di Castelvecchio di Verona, e lo elogia :

 

Andrea Michieli detto Andrea Vicentino (Vicenza, 1542 ca – Venezia, 1618 ) “Il Doge e la Signoria supplicano Cristo per la cessazione della Peste”

 

 

Una cosa stupenda gli è tra queste

Che i più eruditi fa trassecular

………

Sento talun che dise: eh caro ti,

No parlar de sta roba, e va al bordel

Ti sa pur che castigo e che flagel la porta

………

Questa è Peste depenta; e l’è un ingano

Respondo: l’artificio è natural;

Ma là no fa bisogno l’ospeal

Anzi ogni impiastro è frustatorio e vano.

Se ‘l Palma ha fato mai cosa esquisita,

Se ‘l Palma ha fato mai cosa perfeta,

Questa tra le famose xe l’eleta:

Questa è una peste che ghe dà la vita.

 

Questo articolo è stato scritto da Wilma Barbieri

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